A distanza di cinque anni dalle elezioni precedenti, la città si trova ad affrontare una situazione di crescente tensione politica ed economica. Dal dopoguerra la Democrazia Cristiana dominava incontrastata il panorama politico cittadino. Ora il partito democristiano è lacerato da divisioni interne e si presenta alle elezioni frammentato. Il malcontento cittadino raggiunge livelli mai visti prima e culminerà con la rivolta di Jamm’ Mo’ del 1957 a cui dedicheremo un approfondimento specifico.
La frammentazione della DC e l’emergere di nuove forze politiche
Le tensioni interne alla Democrazia Cristiana, che avevano già minato la stabilità della precedente amministrazione, esplodono definitivamente, portando alla chiusura anticipata della legislatura e alla nomina di un Commissario Prefettizio.
Alle elezioni del 1956, la DC si presenta divisa in tre tronconi: la DC ufficiale, i Coltivatori Diretti- Lista Vanga e i Coltivatori Diretti propriamente detti1. Questa frammentazione indebolisce il partito democristiano, che comunque rimane il primo per preferenze ma perde la maggioranza assoluta.

La divisione della DC apre la strada a nuovi equilibri politici. Il Partito Socialista Italiano ottiene il suo primo grande successo, riuscendo a conquistare sette seggi in Consiglio comunale. Un altro evento significativo è la prima apparizione del Movimento Sociale Italiano, che raccoglie 987 voti, segnalando l’ingresso della destra post-fascista nel panorama politico cittadino.
Consiglieri eletti nel 1956:
Alberto Ruggieri | DC | Costantino Leombruno | DC |
Costantino Vagnozzi | DC | Elvira Pacella | DC |
Umberto Cantelmi | DC | Gaetano Giannantonio | DC |
Giovanni Federico | DC | Giovanni De Bartolomeis | DC |
Vito Mininni | DC | Nicola Serafini | PSI |
Arturo Trinchini | PSI | Guerino Centofanti | PSI |
Carlo Giammarco | PSI | Mario Scocco | PSI |
Giovanni D’Amario | PSI | Andrea Poillucci | PSI |
Annibale Luigi Corvi | PCI | Vincenzo Pistilli | PCI |
Claudio Di Girolamo | PCI | Loreto Chiocchio | PCI |
Luigi Santroni | MSI | Vincenzo Masci | MSI |
Panfilo Mazara | CAMP. | Paolo Di Bartolomeo | CAMP. |
Raffaele Del Basso | CAMP. | Carlo De Panfilis | VANGA |
Gino Incani | VANGA | Lorenzo Leopardi | VANGA |
Mario Molinari | Coltiv. Dir | Victor Ugo Casciano | PSDI |
La vera sorpresa delle elezioni è l’elezione del liberale Panfilo Mazara, candidato della lista Campanile e Cupola. Insieme a lui saranno componenti della giunta gli assessori Guido Carrozza, Umberto Cantelmi, Paolo Di Bartolomeo, Giovanni Federico, Gino Incani e Giovanni De Bartolomeis
Un territorio in crisi: chiusure industriali e perdita di servizi
Il quadro economico di Sulmona nel 1956 è critico. Il dopoguerra ha lasciato la città in una situazione di forte depressione economica. Oltre a non esserci un vero e proprio tessuto economico ed industriale, la crisi porta alla chiusura di alcune attività produttive2 tra cui:
- Una fabbrica di alcolici;
- Un lanificio;
- Due pastifici;
- Una industria di marmi.
Inoltre, come già visto nell’articolo sul quinquennio 1951-1956, Sulmona continua a perdere centralità dal punto di vista amministrativo e militare. Negli ultimi decenni la città è stata privata di numerose istituzioni statali3, tra cui:
- La Sottoprefettura;
- La Corte d’Assise;
- Il Distaccamento di Artiglieria e il Deposito di Lanciafiamme;
- Il Deposito e Centro di Reclutamento Alpini per l’Italia Centro-Meridionale;
- Un Battaglione del 13º Reggimento Fanteria;
- L’Ufficio Manutenzione e Lavori delle FF.SS.;
- L’Ufficio distaccato del Genio Civile;
- L’Ufficio regionale contro l’analfabetismo;
- Parte della giurisdizione del Tribunale di Sulmona (con il passaggio della Pretura di Popoli, Torre de’ Passeri e Cocullo ad altri distretti);
- Lo Stabilimento della Montecatini (polverificio e altri prodotti chimici);
- Il Collegio elettorale, abolito nel 1946;
- La Cattedra Ambulante di Agricoltura.

La rivolta del 1957 e la fine dell’amministrazione Mazara
La crescente insoddisfazione per la situazione economica e la perdita di istituzioni strategiche culmina in una vera e propria sollevazione popolare. Il 2 e 3 febbraio 1957, Sulmona è scossa da manifestazioni di protesta che passano alla storia come la rivolta di “Jamm’ mò!”. La cittadinanza si mobilita in massa contro il trasferimento del Distretto Militare, percepito come l’ennesima privazione per il territorio.
I dati mostrano l’assurdità della decisione: il Distretto Militare di Sulmona serviva 242.248 abitanti in 65 comuni e precettava 2261 giovani nella leva del 1957, mentre quello dell’Aquila, che contava solo 139.236 abitanti e 43 comuni, precettava appena 1271 giovani. Questo elemento alimenta ulteriormente la protesta cittadina.
Alla rivolta popolare di Jamm’Mo’ dedicheremo uno spazio apposito.

Di fronte all’escalation delle tensioni, il sindaco Mazara e l’intero Consiglio comunale si dimettono. Alcuni osservatori dell’epoca interpretano questa rinuncia della DC alla guida della città come una mossa strategica per lasciare la gestione della crisi nelle mani di altri4. La città viene affidata a un Commissario Prefettizio, incaricato di traghettare Sulmona verso nuove elezioni.
Molto interessante e ben scritto. Bravo Andrea. Con molta nostalgia ho trovato il nome di mio padre Gaetano tra gli eletti. Sarà poi Presidente della Commissione Urbanistica. Sono curioso di sapere cosa scriverai a proposito della elezioni più recenti. Buona prosecuzione e grazie per la tua preziosa ricerca.